CRONACHE
ANNO 2015
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L'ANNO 2015   (clicca qui per scaricare la cronaca in formato PDF)   
Cronache del 91° anno di vita

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INDICE
Il concerto di primavera ⇒ Meiringen. Festa federale di canto ⇒ Bellinzona. 60 anni del coro Juventus ⇒
Il Gloria di Vivaldi ⇒ Cagiallo. Santa Lucia ⇒ Messa di Natale ⇒
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Non siamo un coro che propone molti concerti. Quest’anno, per esempio sono stati solo 3. Ma preparare un concerto richiede sempre molto tempo perché spesso variamo i brani pescandoli nei repertori di più generi musicali. Io a casa ho oramai 9 (dico nove) classeurs, ognuno dei quali raccoglie le partiture di un certo tipo di musica. Ecco l’elenco dei classificatori: Natale; Ramirez (Misa Criolla e Navidad Nuestra); La Santa Messa; Festività liturgiche; Musica Sacra e Gospel; Musica Profana; De Marzi; Opera; Musca folcloristica, popolare ed etnica. Senza dimenticare le messe raccolte in speciali partiture (Gounod ed Hassler), ma anche il Gloria e il Magnificat di Vivaldi, l’Oratorio di Natale di Saint-Saëns o il Requiem di Fauré.

Anche quest’anno, si diceva, pochi concerti… ma quanto pubblico! Le nostre esibizioni sono ormai diventati un evento: la gente li aspetta, sa che passerà dei momenti speciali, credo ci voglia bene. Non sarà facile tenere questo livello, ma sono certo che il nostro maestro così competente e creativo, spalleggiato da un comitato di gente che “sbassa la testa e lavora”, saprà farci sognare ancora. Le sfide non mancano, le idee pure. A proposito: qualche anno fa avevamo cominciato a lavorare su un progetto innovativo, che chiamammo: “Musica popolare e teatro d’opera si incontrano”. Chissà che prima o poi…

Maurizio
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3 maggio: IL CONCERTO DI PRIMAVERA   (torna su  ⇑)  

Il concerto di Primavera di quest’anno è stato particolare per tre motivi: il primo è che – pur essendo a quasi un mese prima dalla Festa Federale di canto – il concerto doveva essere una prima occasione per presentare i canti che avremmo eseguito a Meiringen (vedi cronache successive). Il secondo è il fatto che il concerto aveva anche uno scopo di beneficienza: per la pace nel Burundi, un paese sconvolto di continuo de guerre civile e che sta cercando di costruire ponti di pace attraverso l’educazione delle giovani generazioni. Il terzo è infine legato a coloro che ci hanno accompagnato: la coralina di Gnosca è una compagine di coriste tutte donne che da poco tempo nel panorama corale ticinese si sta facendo un’ottima reputazione.

Come consuetudine vuole, siamo stati noi ad aprire le danze: il programma prevedeva inizialmente «La Nuit» di Rameau e due canti di De Marzi («Improvviso» e «Maria Lassù»). L’entrata in materia purtroppo non è stata delle più felici con «La Nuit». De Marzi è per fortuna una certa garanzia per il Coro e così ci siamo ripresi piuttosto velocemente. Poi è toccato all’Ave Verum di Mozart, anche questo ben cantato, e a «Thula bala» con il supporto del Marco FBI al tamburo: due pezzi che eseguiamo con piacere e che piacciono molto al pubblico per la loro speciale intensità che sanno trasmettere. «What a wonderful world» lo riproponevamo dopo alcuni anni in cui non l’avevamo più cantato. Pur essendo un pezzo molto intenso e piacevole, come «La Nuit», non abbiamo fatto una grande impressione tanto che il Paolo – nella restituzione dopo il concerto – ha deciso di non riproporla più così facilmente in futuro.

In conclusione, i tre pezzi finali: cominciamo con “El Fogo” che spesso era motivo di difficoltà per i bassi e tenori. In questo caso, tutto è filato via liscio e anche noi bassi e tenori abbiamo dato il giusto appoggio al pezzo. Gli ultimi due canti, «Swing low, sweet chariot» e «Look at the world» hanno fatto concludere in bellezza il concerto. Era una delle prime volte che li eseguivamo ma sono certo che spesso li ripresenteremo: il primo dà una carica «calma», il secondo una carica «intensa». Tutti e due molto piacevoli sia da cantare che da ascoltare...

Poi abbiamo avuto il piacere di sentire anche l’esibizione della Coralina di Gnosca. Tutte donne e devo dire anche piacevolmente brave. Di tutto il loro momento, ricordo con grande piacere il momento dell’esecuzione del salmo svizzero. Da che hanno cominciato ad intonare il salmo tutti si sono alzati in piedi per rispetto ed onore al nostro Inno. Un momento intenso che si è concluso con un accorato applauso di tutto il pubblico, sempre molto numeroso e fedele, malgrado la richiesta della Coralina di non interrompere l’esibizione con applausi... Alla fine, tuttavia, facendo un giro nel banchetto finale dopo il concerto, fra di loro l’emozione è stata grande proprio per questo «imprevisto». Quasi a non riuscire a continuare a cantare dall’emozione! Bello e brave!

In questo resoconto non voglio però dimenticare l’associazione per cui abbiamo offerto il concerto. Gli amici del Burundi hanno avuto un bel riscontro anche da parte del pubblico, il quale ha generosamente risposto all’appello. Ora, bisogna sperare che la situazione migliori in quel paese...
Auguri di ogni pace e bene!

Giulio

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13-14 giugno: LA FESTA FEDERALE DI CANTO A MEIRINGEN   (torna su  ⇑)  

Come buona abitudine degli ultimi decenni, eccoci alla Festa federale di canto. Durante gli ultimi mesi abbiamo affinato la preparazione dei quattro brani da presentare e cioè: “Improvviso”, del Bepi; “La Nuit”, di Jean Philippe Rameau, “Thula baba”, la ninna nanna zulù, “Look at the world”, il gioioso e coinvolgente brano di John Rutter.
Per l’occasione ho scritto un articolo per la Rivista di Lugano che ripropongo integralmente. Lo faccio seguire da qualche considerazione scherzosa, da qualche riflessione sul giudizio che ci ha fatto Jean Pierre Chollet, direttore dell’Alta Scuola di Musica a Friborgo e da qualche spunto sulla seconda giornata della trasferta, vissuta al Museo del Ballenberg.


Ticinesi alla Festa svizzera di canto
di Maurizio Cattaneo

A Brienz, nel canton Berna, c’è il Ballenberg, straordinario museo all’aria aperta dove si va per vedere le differenti tipologie di costruzioni della Svizzera. Per vedere invece le differenze tra persone, lingue e culture svizzere, lo scorso mese di giugno bastava spostarsi qualche chilometro più in là, a Meiringen, dove ha avuto luogo la Festa svizzera di canto.
Si tratta di una manifestazione che si inserisce nel solco delle Feste federali, che già da metà Ottocento venivano organizzate per consolidare i legami tra le varie anime del popolo svizzero e costruire così una nazione. All’origine le feste federali venivano organizzate in tre discipline: tiro, musica e ginnastica; più tardi si sono aggiunte altre arti tipicamente elvetiche come la lotta e lo jodel.

Per dare voce ai 20'000 coristi iscritti, la festa di Meiringen è stata organizzata su sei diverse giornate e il borgo dell’Oberland bernese si è trasformato in una vera e propria cittadina del canto: ovunque ti muovevi c’era gente che cantava, ascoltava, applaudiva, mangiava e… beveva. Avendo noi stessi potuto celebrare questo rito confederale, vogliamo raccontarvi una giornata vissuta alla Festa federale di canto.

Anche le bandiere si salutano
Alla stazione di Meiringen autobus e treni scaricano i partecipanti. Un timido sole si compiace di illuminare le colorate divise e i costumi tradizionali. Ogni coro sfila più o meno ordinato dietro alla propria bandiera che compie il primo atto della festa: l’omaggio al vessillo ufficiale dell’Unione svizzera delle corali, che attende sul piazzale. Le due bandiere si incontrano, si salutano sventagliando, si toccano tre volte, ricevono l’applauso convinto di tutti i coristi che, alle nove del mattino, si incamminano verso il primo “bicchiere di benvenuto”.

La nota di canto
Uno dei momenti più significativi della festa è l’esibizione davanti alla giuria: i cori sono venuti anche per dimostrare la loro bravura. Noi del coro Santo Stefano/Vos dra Capriasca dobbiamo esibirci alle 11.45 nell’antica chiesa di San Michele, uno splendido edificio rivestito di legno che può ospitare fino a 800 persone sedute. Prima di noi c’è un gran trambusto: canta il Puls-Chor SRF. Un’ottantina di persone che durante prove e concerti sono seguiti da una troupe della televisione svizzero-tedesca. Lo scopo? Dimostrare che cantare fa bene alla salute. Ora però la chiesa e il pubblico sono tutti per noi. Le gambe tremano, la gente è tanta, le luci dei riflettori hanno surriscaldato l’ambiente. Presentiamo il nostro programma che, come per molti cori, spazia tra vari generi. Un brano popolare in italiano, uno classico in francese, un canto tradizionale africano e “Look at the world” di John Rutter, dove finalmente scarichiamo la tensione e ci lasciamo trascinare dal piacere del canto. Due giurati osservano attentamente l’esibizione e ci convocano subito dopo in un’aula della vicina scuola per darci il responso che è per buona parte confortante. La parte più impegnativa della giornata è finita, ora la festa può davvero cominciare.

Si pranza tutti assieme
Un altro scopo della festa è incontrarsi e conoscersi. E come farlo meglio se non seduti a tavola? I nostri confederati sono maestri impareggiabili nell’organizzazione: il pranzo si svolge nello stadio del ghiaccio trasformato in enorme sala da banchetto che ospita diverse centinaia di persone. Ordine, precisione e cura dei dettagli regnano sovrani. Da una tavolata si alza un canto, un altro tavolo risponde, chi può aggiunge la sua voce, suoni e lingue si mischiano in un immenso potpourri federale.

Un menu in musica
Se per il pranzo c’è un menu unico, per la musica invece non c’è che l’imbarazzo della scelta. Meiringen è un’immensa sala da concerto. Si canta nelle chiese, nelle scuole, nelle palestre, nel municipio, persino nello skatepark coperto. Sul programma della festa sono elencate tutte le esibizioni e tutti brani che verranno eseguiti oggi dalle cento e più corali presenti. Ognuno può sfogliarlo e farsi il proprio menu. Ecco la mia proposta (giuro che i titoli sono quelli veri). Come entrata “Rösti ohne Grabe” (rösti senta fossato) del gruppo friborghese “À tout coeur”. Il piatto principale è una canzone del coro Bollitt’o misto (sic!) di Bolligen. Per dessert l’Avenir di Saint-Blaise (canton Neuchâtel) con il canto “Le chocolat suisse”. Per digerire scelgo un brano del compositore Peter Appenzeller. Come bevanda c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ecco qualche suggerimento: “Griechischer Wein”, “Le vin du glacier”, “Ticino e vino”, “In vino veritas”. La vigna non ha frontiere.

L’italiano è la lingua della musica
Ecco perché molti cori scelgono il nome facendo capo alla lingua di Dante. Qualcuno è certamente “intonato”, come il coro “Glissando” di Leimiswil (canton Berna) o il “Belcanto” di Frauenfeld. Altri sono decisamente originali come il “ChoReMio” di Berna, il “NotaBene” di Bönigen o il “Tiramisù” di Dudingen (canton Friborgo).

Di tutto un po’
Anche la scelta dei brani eseguiti mostra la versatilità dei cantori elvetici. Ce ne sono di tutti i popoli e le nazioni (Bali, India, Maori, Ucraina, Tanzania solo per citare i più lontani). Di tutte le lingue, comprese norvegese, zulù e macedone. Di tutti i generi musicali: classica, melodica, sacra, jazz, popolare, opera, cantautori, musica da film, perfino la tarantella. Ci sono brani impegnativi (l’Hallelujah di Leonard Cohen o il “Va Pensiero” di Verdi) e brani più leggeri come “S Ramseiers wei go grase” che tradotto fa “I Ramseier vanno a tagliare l’erba” ed è un canto popolare svizzero tedesco. Naturalmente anche moltissimi autori sono rappresentati: dai classici (Brahms, Schubert o Van Beethoven), agli etnici (John Denver, Mani Matter o Paolo Conte), ai moderni (John Lennon, i Gotthard o Michael Jackson). La palma del più gettonato spetta tuttavia ad un italiano: il veneto Bepi De Marzi. Lo cantano ticinesi, francofoni, tedeschi e romanci. La musica attraversa i confini.

Qualche siparietto
La festa riserva anche divertenti sorprese. Come il Männerchor (coro maschile) di Gerzensee, canton Berna: 22 omoni diretti da un’esile donna che non poteva chiamarsi che Heidi che cantano la melodia hawaiana “Alo ahé”. Mancavano solo le gonnelline e le collane infiorate e sarebbe stato un perfetto momento di surrealismo.

I Concerti di gala
Qualche coro eletto è chiamato ad un concerto più impegnativo, dove può presentare ben 6 pezzi. È il caso dei “Piccoli cantori di Pura”, un coro di bambini diretto da Christan Barella. I ragazzi si presentano nella chiesa di San Michele straboccante di gente tenendosi per mano. Sono accompagnati da un’orchestra d’archi. I piccoli malcantonesi affascino i 1000 e più presenti con l’armonia del canto e la loro spensieratezza. Terminano, accompagnati dal ritmico battere delle mani dei presenti in sollucchero, cantando: “Malcantone del Ticino sei tu, la regione che si ammira di più”. Un vero trionfo. Godono della benevolenza che molti svizzeri riservano ai ticinesi e dell’amorevolezza che ogni nonno ha per il suo nipotino (in tutta franchezza bisogna dire che l’età media del pubblico presente è piuttosto altina).
L’altro concerto di gala è presentato da tre “Chor Viril” (cori maschili) grigionesi. Più di 200 uomini che cantano tutti assieme in romancio, idioma molto musicale. Sono una potenza della natura. Le voci raccontano un intenso sentimento di nostalgia, i volti esprimono l’amore per il proprio paese.

Vie come Ramblas
La festa deve celebrare ancora un momento solenne: ci si ritrova tutti in piazza per la sfilata delle bandiere e i discorsi. Al termine la gente si disperde per le vie della cittadina, chiuse al traffico, che sembra di essere nelle Ramblas di Barcellona. Suoni e fragranze non sono però simili: a Meiringen si sente odore di bratwürst e di formaggio fuso e in ogni angolo di strada c’è un gruppo che canta. Molti cori hanno scelto di dormire nell’Oberland e davanti a loro si prepara una lunga serata di musica e… di birra. Un temporale estivo raffredda l’entusiasmo dei cantori di strada che devono precipitosamente mettersi al coperto. L’arcobaleno disegnato dal cielo è tuttavia il preludio ad una nuova giornata di canti e d’incontri.

Qualche considerazione scherzosa
Vicino a noi cantava il Männerchor di Steffisburg reso celebre dalla canzone del chansonnier romando Gilles, che negli anni Cinquanta del secolo scorso raccontava di queste feste di canto. Una canzone che mi ha sempre divertito e che riporto nei suoi passaggi più significativi. “Le Männerchor de Steffisburg chante la Patrie, dans les fêtes, après les discours, ils gueulent tous comme des sourds: les Vögeli, les Spätzeli et même les Wienerli. Le Männerchor de Steffisburg, après ses victoires il prend le chemin du retour et rentre à Steffisburg. Et dans le train, ah! quel entrain! on chante des gais refrains. Ah! quel plaisir, tout le monde transpire, on boit des grands Glass Bier.ˮ

Ho apprezzato l’auto ironia di certi cori. Come il Männerchor di Wittnau che cantava “Noi siamo i vecchi sacchi” (Wir sind die alten Säcke) e queste sono le parole (così c’è il testo anche in tedesco, che fa il paio col francese di prima e che fa molto festa federale plurilingue). “Ja wir sind die alten Säcke, die grosse Zier vom Männerchor, eine ganz besond‘re Truppe, und singen euch jetzt etwas vor. So mancher von uns hat schon Falten, an Haaren fehlt es leider auch, allmählich wird die Stimme brüchig, doch dafür wächst jetzt unser Bauch. Der alte Frack ist ganz zerknittert, das Stehen fällt uns schon so schwer, wir singen nur noch kurze Lieder, so viel Luft, hab‘n wir nicht mehr!”

Qualche riflessione sul commento della giuria
Ecco quanto mi è rimasto in memoria del commento del giurato che ha valutato la nostra esibizione. Dobbiamo dare più espressione quando cantiamo, seguire il ritmo col corpo (questo in particolare per la ninna nanna). Bisogna legare assieme tutta la frase e non respirare a metà. I forti andavano bene, ma nei piani non tutto ha funzionato a dovere.

Certamente l’osservazione più bella che ci ha fatto il nostro giudice è questa: “on a senti que vous aimez être ensemble et que vous aimez chanter” (traduco in italiano le sue parole: “si è sentito che vi piace stare assieme e che vi piace cantare”).

Bello è stato vedere i cori che improvvisavano nelle strade o che cantavano seduti ad un ristorante. Qui noi abbiamo ancora dei passi da fare. Uno dei propositi per il futuro potrebbe essere quello di imparare 10 canti che sappiamo fare così, senza spartito e… senza maestro.

La domenica al Ballenberg
È stata bella l’idea del comitato di aggiungere un giorno alla festa: “Già che siamo in ballo… balliamo”. E così abbiamo trascorso la notte sull’Hasliberg, in un simpatico ostello cosiddetto della gioventù, ma che ospita anche i diversamente giovani.

Al mattino si scende al piano per raggiungere il Ballenberg, il favoloso museo svizzero all’aria aperta. Qui c’è stata data libera uscita ed ognuno ha occupato le quasi 6 ore a disposizione come meglio credeva. Chi ha passeggiato, chi ha visitato, che ha mangiato, chi ha chiacchierato, chi ha bevuto, tutti ci siamo però goduti questa occasione di fare il giro della Svizzera in poche ore.

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18 ottobre: A BELLINZONA PER I 60 ANNI DEL CORO JUVENTUS   (torna su  ⇑)  

È stato un antipasto del concerto di Natale. È stato bellissimo per quello che è successo prima del concerto, durante e alla fine. E chissà che non prosegua questa bella iniziativa nata per festeggiare i 60 anni del Coro Juventus!
Ci eravamo trovati la prima volta una settimana prima del concerto con un antipasto sia musicale che... vero e proprio! Il clima era davvero molto piacevole e si respirava un’aria di amicizia fra i due cori. Le prove hanno mostrato subito sia che l’affiatamento era buono sia che entrambi i cori conoscevano bene i canti. E poi... E poi ci siamo ritrovati nella calda accoglienza di un aperitivo serale davvero impressionante per quantità e qualità.

Un aperitivo che è poi proseguito con il piatto forte del concerto il 18 ottobre. Un concerto che si è aperto con i canti della Corale Juventus di Bellinzona sulle note del loro primo maestro e fondatore, quel Don Alfredo Crivelli che, morto nel 2005, ha composto vari pezzi, riproposti proprio per l’occasione. Il pubblico accorso per il 60o del Coro Juventus era davvero quello delle grandi occasioni: tutti i banchi erano occupati e in molti hanno assistito in piedi. Penso di non sbagliare molto nel calcolare circa 500 persone (e questa volta la grande maggioranza non veniva dalla Capriasca...).
Incredibile è stato poi l'intervento del Gruppo Vocale Famiglia Sala. L’entrata in stile medioevale con la Lauda «O divina Virgo flore» era anche in questo caso un antipasto della loro esibizione: tamburo, violino, strumenti a fiato (le loro voci, ovviamente) hanno deliziato la numerosa platea presente. Ricordo con piacere il canto «Bogoroditze Devo», un pezzo di origine slava che non avevo mai sentito ma che fa vibrare il cuore per la sua intensità. Soprattutto se cantato con tutta la «potenza» della famiglia Sala. Potrei dire la stessa cosa dell’Ave Maria di Schubert, un classico dedicato a Maria, che cantato da Giovanni, ha fatto scendere ben più di una lacrima nel pubblico! Il «Pie Jesu» di Webber, altro grande classico, e il «Agnus Dei» di Ramirez ci hanno fatto ancora sognare. Come l’«Amazing grace» che ha concluso la parte del Gruppo Vocale Famiglia Sala con... una meritatissima standing ovation!

Dopo un piacevole «intramezzo» del maestro Alessandro Passuello all’organo della Collegiata, è toccato a noi fare il nostro intervento. In programma «Maria Lassù» di Bepi De Marzi, «Ave Verum» di Mozart e «O Salutaris Hostia». Tutti e tre i pezzi sono stati eseguiti molto bene e soprattutto mi è sembrato che ci divertissimo nel cantarli. Sarà che sono già ben noti al nostro interno, sarà per la buona acustica, sarà... Ma è stato davvero bello sentirci così affiatati e «accordati» tra noi!

Infine, a corali unite e con l’appoggio di un complesso d’archi, abbiamo eseguito tutta la «Messe brève» di Gounod e l’«Ave Maris Stella» di Grieg. Un bel momento in cui abbiamo ripreso una messa che cantiamo da ormai più di dieci anni (questa volta però in compagnia di una corale che ci è affine per repertorio classico), e un pezzo a me non noto ma con un testo e una melodia decisamente meritevoli.

Alla fine, dopo il bis «Agnus Dei» e due ore di concerto (!), siamo passati ad un altro momento conviviale presso la sala del Consiglio Comunale di Bellinzona in cui abbiamo festeggiato in grande stile una bella giornata, una giornata di festa del canto!

Giulio
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6 dicembre: IL GLORIA DI VIVALDI   (torna su  ⇑)  

Prima: L’articolo per la Rivista di Lugano
Una famiglia che canta: madre, padre e cinque figli tra i 15 e i 25 anni. Un coro di 40 persone che da 90 anni anima la vita musicale capriaschese. L’interfaccia tra questi due complessi è Paolo Sala, allo stesso tempo papà nella famiglia e direttore nel coro Santo Stefano di Tesserete.
Domenica 6 dicembre alle 20.30, nella chiesa prepositurale di Tesserete, i due gruppi musicali offriranno alla popolazione un concerto di Natale. La Famiglia Sala, pur vivendo a Como, è ben conosciuta in Capriasca, dove ha proposto i primi concerti una decina d’anni fa. Da allora di strada ne ha fatta, e parecchia. Diversi premi vinti, una decina di CD registrati, e i ragazzi che si stanno tutti formando nel mondo della musica lirica.
Il coro Santo Stefano di Tesserete è un complesso che si confronta con vari generi di musica corale: dai brani liturgici a quelli popolari, dalla lirica al gospel, addirittura ha accompagnato un’orchestra nell’esecuzione dell’opera rock “The Wall”, dei Pink Floyd.
Famiglia Sala e Coro Santo Stefano lavorano spesso assieme. Memorabili due concerti in Italia: a Ripatransone nelle Marche nel 2010 e nella basilica dei santi Bonifacio e Alessio sull’Aventino a Roma nel 2014. Varie volte si sono esibiti in Ticino come nel 2013, in occasione di un concerto presentato da Bepi De Marzi, o nello scorso mese di ottobre nella Collegiata di Bellinzona, davanti a 600 spettatori catturati dalla musica.
Il concerto di Natale di domenica prossima prenderà spunti da varie culture e tradizioni musicali. Pezzo forte sarà l’esecuzione del Gloria di Vivaldi, con soliste Lucia e Margherita Sala. Seguiranno alcuni brani, tra cui il potente “Cantique de Noël”, di Adam, con Giovanni Sala. A conclusione verrà eseguito il coro dell’Hallelujah, dal Messiah di Händel, accompagnato dall’organista Massimiliano Di Fino.
E nella serata di domenica 6 dicembre, a Tesserete ci sarà anche un pezzo della Scala di Milano: Paolo Sala e Massimiliano Di Fino sono tenori stabili di questo coro famoso in tutto il mondo, mentre Giovanni Sala studia all’Accademia del Teatro alla Scala.
L’entrata, come sempre, è gratuita. All’uscita, chi vorrà potrà offrire il suo contributo.

Dopo: cronache durante una corsa
Scrivo queste note sul treno, in viaggio tra Zurigo e Berna.
Ieri sera abbiamo vissuto il concerto di Natale e, come buona tradizione per questa festività, ci siamo ritrovati in famiglia. La nostra famiglia del coro si è riunita a casa propria, che è poi la chiesa di Tesserete, e abbiamo ospitato un'altra famiglia, con la quale ci frequentiamo da anni: la Famiglia Sala.
Complice la messa domenicale delle 19:30, entriamo in chiesa che sono ormai le 20:15 e la chiesa è già piena di gente. Peccato perché, entrando in anticipo, certi spettatori hanno disturbato la celebrazione; impressionante perché è un segnale dell'apprezzamento che Famiglia Sala e Coro Santo Stefano hanno presso la gente: a Tesserete, chi vuole sedersi per assistere ai nostri concerti (e i posti in chiesa sono circa 350), deve arrivare con un certo anticipo.
Il treno invece è partito in perfetto orario, proprio come il nostro concerto, preceduto da frenetici lavori per sistemare il presbiterio così da poter sistemare i coristi. Subito siamo avvolti dal calore del pubblico e delle luci che riempiono il luogo sacro. Dove potremmo ispirarci meglio per eseguire i canti di Natale? Guardando fuori dalla finestra vedo però una fitta nebbia che mi ricorda come ho iniziato il concerto: bene il primo pezzo del Gloria, che ormai potrei cantarlo anche senza spartito, ma abbastanza insicuro negli attacchi dei primi movimenti. Fortuna che di fianco ho Claudio e Renzo che mi tengono per le briglie. Credo che nell'eccitazione del concerto accelero i tempi – come il treno che su questa tratta tutta piana, corre veloce – e anticipo le battute. Di fianco a me Claudio muove le mani per aiutarmi ad entrare meglio nel ritmo. Il coro è anche questo: sentire accanto una mano che ti aiuta.

Brave, bravissime le soliste: Lucia e Margherita (quando Vivaldi compose questo brano era maestro di coro al Pio Ospedale della pietà di Venezia, dove c’era un coro di sole donne, ecco perché in questa musica le parti da solista sono solo femminili). A volte mi dico che è un peccato ascoltarle solo di schiena e non poter essere davanti a godere delle loro voci. Piano piano sento che ci facciamo più sicuri. Massimiliano riesce a cavare dall’organo note intense ed allo stesso tempo ben marcate, che aiutano ad appoggiarci su la voce. Siamo oramai nel pieno della corsa - come il treno su cui mi trovo ora: fuori scorre il cartello della stazione di Lenzburg – e a mo’ del settimo di cavalleria, cavalchiamo le fantastiche note del settimo movimento: “Domine Fili Unigenite”.

Oh! come sono cambiati i treni rispetto a quelli che frequentavo regolarmente una trentina d'anni fa... oggi la gente parla, ma nel telefonino, davanti agli occhi di molti, me compreso, sta un vetro che non è quello del finestrino bensì lo schermo del computer, sono seduto al secondo piano così vedo il panorama un po’ dall’alto anche se oggi è avvolto dalla nebbia e nel mio vagone ci sono sedili di varie fogge e addirittura un parco giochi per bambini...

E così, terminati gli scossoni e gli assestamenti della prima parte (capita così tutte le volte che si esce da una stazione, con tutti quegli scambi su cui devono passare i treni) prendo fiducia e mi sembra di avere più sicurezza per affrontare il finale. Ma le mie sono sensazioni soggettive, chissà cosa avrà poi vissuto il pubblico.

Fuori c'è sempre nebbia ed ecco apparire il cartello della stazione di Olten; sono suppergiù a metà strada, come ieri sera il Gloria rappresentava, nel nostro concerto circa la metà della fatica. Ancora due brani corali (“Puer nobis nascitur” e “Gli angeli nelle campagne”) e poi la fatica è solo sulle spalle della famiglia Sala. Sono impressionanti di bravura, ma a tratti mi domando, nel loro lavoro, quanta sia la parte della fatica e quanta la parte della gioia. Immagino che raggiungere l’armonia delle note o guardare la contentezza e lo stupore negli occhi di chi ascolta, sia fonte di grande gioia.
Ancora una volta li sento di schiena ma questa volta anche con la schiena, perché qualche brivido scende giù. Mamma Maria si occupa anche delle presentazioni e la primogenita Sofia è di indispensabile e discreto sostegno a tutti. Meritatissimi e convinti gli applausi e poi tocca ancora a noi.
Presentiamo due brani che mettono in evidenza gli straordinari talenti di Caterina e Giovanni: “Noël Blanc” di Berlin e “Cantique del Noël” di Adam”. Disarmante la facilità di Caterina nel trovare le note giuste al momento giusto e fantastico come riesce a modulare la voce. Possente, superbo Giovanni che riempie tutta la chiesa con la sua voce straordinaria. Sono momenti di rara intensità.
Terminiamo tutti assieme con l'Hallelujah di Händel. Questa volta ci siamo! I suoni escono precisi, la parti del coro dialogano, le voci sono forti, è una sensazione liberatoria, come mi ha confidato uno dei nostri giovani coristi.

Fuori il viaggio sta per terminare, Berna si avvicina e il sole comincia a fare capolino sui campi e le fattorie dell'Altipiano, che riposano in attesa della neve; in lontananza si stagliano i profili delle prealpi friburghesi e delle montagne dell’Oberland.
È un paesaggio eccezionale,
come eccezionale, secondo me, è stato il nostro concerto di ieri sera.

Dopo: i commenti in internet
Nel rinfresco dopo la serata gli elogi si sono sprecati. Mi piace però riprendere tre messaggi ricevuti in internet, quando l’emozione del momento si era già un po’ temperata.

Carissimi tutti,
Vi ringraziamo di cuore per il bel concerto che abbiamo fatto insieme domenica scorsa, è stata una grande emozione cantare con voi, tutto l'insieme delle voci, dell'organo, della bellezza dei brani eseguiti, del calore del pubblico così attento e affettuoso, davvero si sentiva la gioia del Natale imminente nello spirito famigliare che aleggiava in tutta la chiesa.
Anche noi, che abbiamo visto crescere i nostri figli nella vostra chiesa, ci sentivamo davvero a casa e ci tornavano alla mente i ricordi di tanti Natali con Don Erico e l'albero acceso sull'altare.
Tutti questi ricordi insieme al "profumo" della chiesa con la sacrestana che si arrovella per rendere tutto funzionante ed accogliente, e a voi tutti sono saldi nel cuore e nella memoria.
Grazie di cuore anche dei bei regali e della festa.
Vi abbracciamo con tanto affetto.
    Maria e Paolo con tutta la Famiglia

Cari tutti,
anch'io mi aggiungo al coro dei ringraziamenti! Sono felice di far parte di questo coro variopinto e sorprendente. Al maestro va il mio riconoscimento per una guida così professionale... e sempre piena di simpatia! GRAZIE! E grazie pure alla sua splendida famiglia che rende i nostri concerti ancora più preziosi!
Con affetto e cari saluti
    Beatrice

“Grazie infinite della vostra serata… continuate ad emozionarci, a divertirci e a divertirvi!!!”
    Carlo e Graziella Rossinelli

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14 dicembre: SANTA LUCIA A CAGIALLO   (torna su  ⇑)  

Può sembrare strana la festa di santa Lucia un 14 di dicembre, ma a Cagiallo quest’anno si è fatto così e addirittura era presente il vescovo Valerio. E allora, forse per dare più solennità alla celebrazione, siamo stati invitati anche noi. La domanda che ci ponevamo tutti, prima della celebrazione, era: ma dove ci metteranno? Infatti la chiesetta è piccolina, sedute ci stanno si e no al massimo 30 persone e noi, quando siamo al completo, siamo già in 40…

Ma ci siamo stati. Stipati come sardine e forse più, ci siamo per così dire accomodati nella cappella laterale. Bravo il Frenzi ad assumersi la responsabilità della direzione, in assenza del Paolo, ma sia a detta del mio orecchio comunque non sempre affidabile, sia a detta di alcuni fedeli, non è stata un’esecuzione memorabile. Dalle stelle alle stalle, pensando a come abbiamo cantato appena una settimana prima, ma forse è bene così perché eviteremo di montarci la testa e sappiamo di dover sempre lavorare concentrati e attenti, se vogliamo soddisfare noi stessi e anche il pubblico.

Difficile capire le ragioni della contro performance. Probabilmente le difficoltà del suono ad uscire dalla cappella laterale, forse una mancanza di attenzione che ha portato qualche corista a cantare troppo forte, probabilmente non avevamo la tensione giusta, magari avevamo un po’ freddo. Sta di fatto che è stata una serata storta. E tanto meglio non è andata fuori, quando abbiamo eseguito qualche canto natalizio sugli scalini d’ingresso alla chiesa. Due o forse tre gli spettatori in lontananza. La torta di pane, il vin brûlé e i dolci di vario genere erano probabilmente più interessanti delle nostre melodie.

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25 dicembre: IL NATALE   (torna su  ⇑)  

Gli appuntamenti fissi del coro, forse ininterrottamente da 91 anni a questa parte, sono le messe di Natale e di Pasqua. Alla messa di mezzanotte ci presentiamo quest’anno con un organico estremamente giovane, grazie al rientro per le festività degli universitari. È bello poterli accogliere nel coro, tanto più che conoscono buona parte delle melodie natalizie che eseguiamo ormai da vari anni. Trenta minuti di veglia, con le meditazioni intercalate dai nostri canti, e poi la santa messa, che terminiamo con il “Tollite Ostia” dall’oratorio di Natale di Saint-Saëns un brano dirompente che strappa l’applauso ai fedeli. Claudio si è messo all’organo e così Paolo ha potuto dirigerci con più tranquillità e anche noi siamo andati più sicuri. Ormai siamo talmente abituati a seguire i suoi gesti che se dovesse muovere le mani per scacciare una mosca che lo infastidisce, metà del coro comincerebbe a cantare.

Nella successiva e abituale panettonata all’Alpino, viene distribuita la quinta edizione delle “Battute Paoline”, lentamente ci stiamo avvicinando a quota mille e tutto lascia pensare che questo succederà nei primi mesi del prossimo anno.
È stato bello terminare la serata cantando “Tu scendi dalle stelle” davanti all’albero di Natale dei giardinetti, dove si poteva sperimentare personalmente la condizione di trovarsi “al freddo e al gelo”, nonostante che in questo inverno (che resterà negli annali meteorologici) la neve non si sia ancora vista.

Al mattino seguente, cantiamo ancora alla messa delle 10:30, con un organico rinnovato specie nelle parti femminili. Le donne si sono alternate nella presenza, così che per una volta avevamo un equilibrio di voci maschili e femminili anzi, a occhio e croce, per questa funzione erano più le voci maschili che quelle femminili.
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