CRONACHE
ANNO 2024. Anno del centenario
   
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L'ANNO 2024   (clicca qui per scaricare la cronaca in formato PDF)   

2024: ABBIAMO FATTO CENT(R)O

Cronache del 100° anno di vita

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INDICE
L'ultima tappa della Misa Criolla ⇒ Non solo concerti: il Carnevale ⇒ La messa di Sala ⇒
Il popolare incontra l'opera... ⇒ Prove e concerto a Lattecaldo... ⇒ Ritiro (e ritorno) a Monterosso ⇒
La tombola novembrina ⇒ La Petite Messe solennelle ... ⇒ Il santo Natale ⇒
Beh, non è da tutti essere centenari. E noi abbiamo festeggiato degnamente la ricorrenza con un concerto sontuoso che fondeva le due anime del nostro coro: quella popolare e quella classica. Ma andiamo con ordine per una cronaca che proporrà non solo i momenti musicali, ma anche altre occasioni che grazie alle quali il nostro coro vive. Ed eccoci a pochi passi dal traguardo: siamo a novantanove, in vista dei cento!
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L’ULTIMA TAPPA DELLA MISA CRIOLLA   (torna su  ⇑)  
Viganello, chiesa di Santa Teresa, domenica 14 gennaio 2024

L’antipasto l’abbiamo gustato a Mendriso, nella chiesa dei Cappuccini: due centurie i presenti, ambiente caloroso, forse eravamo ancora un po’ “incriccati”, ma è stata comunque una bella festa.

Il primo piatto l’abbiamo consumato a Tesserete: chiesa piena e quindi 300 spettatori, la solita spettacolare acustica, il solito caloroso e fedele pubblico e così siamo andati alla grande.

Il piatto principale è stato servito a Como: una chiesa piena di spettatori inizialmente sorpresi, poi sempre più coinvolti dalla musica; erano almeno 400 le persone presenti.

A Viganello siamo andati per il dessert. Naturalmente bisognava proseguire nell’escalation, e credo che questa volta i presenti fossero circa 500: in chiesa c’era gente dappertutto.

Per cantare ci siamo schierati su più ranghi, il che ha reso particolarmente difficile sentire le altre voci, tanto che nella prova mi sentivo un po’ preoccupato. Il timore si è però sciolto subito dopo le prime note dell’Ave Verum di Mozart, cantato a cappella, che ha riempito la chiesa di una sonorità diversa da quella sentita in precedenza. Dev’essere che la presenza delle persone ha fatto sì che il suono in chiesa circolasse diversamente.

Bravo il Piccolo Coro di Viganello a lanciare e pubblicizzare il concerto, con la presentazione in radio dell’Annamaria che sembrava una consumata giornalista. Sono poi loro che, da padroni di casa, hanno eseguito un paio di brani all’inizio. Rispetto ai concerti precedenti, il pubblico non ha potuto godere appieno della musica, anche perché l’acustica della chiesa di santa Teresa non è sempre eccellente, così che si è dovuto lavorare di amplificazione e non sempre questo è il massimo.

È comunque stato anche questo un concerto entusiasmante, con il pubblico che sentivi partecipe e coinvolto: in chiesa c’era di tutto, dai bambini agli anziani, e tutti mi sono parsi catturati dagli incessanti ritmi sudamericani. Anche per noi sono stati momenti intensi, certamente eravamo più rilassati che non agli inizi della tournée (WOW, credo sia la prima volta, in 28 anni di cronache, che utilizzo questa parola, ma sono stati ben quattro i concerti della Misa, di cui uno all’estero!).

Mi ha impressionato anche il fatto che alcune persone sono tornate a sentirci dopo essere state a Tesserete, tanto era loro piaciuto quel concerto. Meglio non potevamo iniziare l’anno del centenario. E adesso sotto a lavorare che altre importanti sfide ci aspettano!
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NON SOLO CONCERTI: IL CARNEVALE   (torna su  ⇑)  
15-17 febbraio 2024

L’attività del coro non consiste solo nei concerti. Questi non sono che il momento culminante di un lavoro costante e minuzioso, realizzato soprattutto dal Comitato. C’è chi organizza gli eventi (il comitato appunto), chi si occupa di comunicare le attività (il sito, facebook, le cronache), chi opera per raccogliere fondi eccetera.

E proprio il Carnevale è ormai, da vari anni, l’attività che ci permette di guadagnare i soldi per mantenere in vita il coro. Preparare e organizzare la settimana del carnevale è una gran sfacchinata. Si tratta di allestire il capannone, di comandare cibi e bevande, di coordinarsi con l’organizzazione del Penagín, di preparare i turni, di servire, di montare e smontare. Insomma: un’infinità di compiti che a volte si possono fare con piacere a volte possono anche costare fatica. C’è poi chi, tra noi, è in ballo tutta la settimana e a loro vada un GRAZIE grande come il testone dell’Ermotti che campeggiava sul carro vincente del corteo.

Quest’anno il carnevale è stato un grande successo di pubblico e il capannone era sempre pieno di gente. I più si sono divertiti, hanno trascorso dei bei momenti, hanno mangiato risotto e luganighe, ma anche maccheroni e polenta e spezzatini, hanno ammirato il corteo e ballato al ritmo delle guggen. I meno hanno esagerato con l’alcool.

Al coro resta un bell’incasso, il ricordo di una gran sgobbata e dei momenti d’amicizia vissuti lavorando assieme per preparare e vivere il centoventi-quattresimo carnevale di Tesserete. Anche questi cementano la nostra amicizia.
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LA MESSA DI SALA   (torna su  ⇑)  
domenica 5 maggio 2024

La messa di Sala è sempre una Pasqua! Tutti gli anni ci ritroviamo lì la prima domenica di maggio, in occasione della Madonna del Carmelo, compatrona della chiesa, e sempre ho la sensazione di stare facendo Pasqua.

Prima di tutto perché sono solito recarmici a piedi. Il che significa attraversare la campagna di inizio maggio: un verde intenso, fresco, puntellato dal bianco dei narcisi. Una festa! Camminando senti il primo tepore dell’estate, il canto del cuculo, l’odore dell’erba (quando non piove…).

In seguito perché in chiesa a Sala ci sentiamo un po’ in famiglia, anche perché di solito a cantare qui viene il nucleo duro del coro, magari con qualche innesto delle vecchie colonne che ancora una volta ci aiutano. Non è come negli appuntamenti ricorrenti, anno dopo anno, che ti trovi bene perché sai quello che ti aspetta, incontri le stesse persone (magari un po’ invecchiate), ritrovi delle abitudini.

Poi durante la messa eseguiamo gli stessi canti della notte di Pasqua e allora non c’è niente di nuovo da imparare ma solo da concentrarsi sull’esecuzione.

Poi ancora c’è la gente di Sala, che ama cantare e la senti assieme durante i canti/preghiere, e una chiesa dalla particolare acustica, piena di riverbero, che anche solamente a parlare si sente da lontano quello che dici.

Infine c’è la nostra posizione, in quell’altare laterale che magari non vedi bene il sacerdote celebrante, ma di certo vedi la Madonna del Carmelo nella sua nicchia che ti guarda dall’alto.
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IL POPOLARE INCONTRA L’OPERA FRA SACRO E PROFANO. CONCERTO DEL CENTENARIO.   (torna su  ⇑)  
Chiesa di Santo Stefano a Tesserete, sabato 25 maggio 2024

Valeva la pena campare cent’anni per vivere questo concerto!



È stato un momento speciale, dove simbolicamente si sono ripercorsi i cent’anni di vita del nostro coro
  • Perché è stato fatto nella chiesa di Santo Stefano, dove tutto è cominciato.
  • Perché nella nostra chiesa l’acustica e le luci hanno dato ancora più intensità alla serata.
  • Perché c’era tanto pubblico che si è goduto un concerto sontuoso.
  • Perché abbiamo eseguito i brani che caratterizzano il repertorio esplorato in cent’anni: prima religioso, poi popolare, infine lirico.
  • Perché a cantare con noi c’erano alcuni coristi di un tempo e due cori amici, Valgenzana di Massagno e Coro lirico di Mendrisio, con i quali abbiamo condiviso concerti importanti.
  • Perché siamo stati affiancati da professionisti della musica: i quattro solisti e i quaranta orchestrali, senza dimenticare il nostro speciale maestro Paolo e il maestro Tambara dell’orchestra.
  • Perché Maria, che ha ideato il concerto e preparato i testi, ci ha condotti con mano nel mondo della musica.
Certo, l’organizzazione non è stata facile e il comitato ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie… anche per spostare le prime tre file di banchi in chiesa, dove poter collocare i musicisti. Muovere così tanta gente, accontentare tutti, promuovere il concerto, pagare i professionisti… ci vuole tanta fatica, tanta determinazione e tanta collaborazione e ancora una volta il nostro comitato è riuscito nell’intento. Bravi e grazie, senza di voi l’incanto della serata non sarebbe stato possibile!

Così, per l’aneddotica, ma anche per evidenziare la cura dei dettagli, eccovi in tono di un messaggio circolato nei giorni precedenti il concerto. «Buongiorno a tutti! Per il nostro concerto qui di seguito vi comunico l'abbigliamento. Daniela, Carmen, Elide, Frenzy e Maurizio indosseranno la tenuta popolare dei nostri primi concerti. La seconda nostra tenuta: gilet grigio, pantaloni grigi, gonna grigia, dovrebbero indossarla, chili permettendo, Fiorenzo, Venerio, Mery. Mariella, Luigi, Claudio e Patty potrebbero indossare jeans, maglietta e cardigan, nostra terza divisa. Per gli altri uomini: pantaloni neri, camicia bianca, farfallino rosso, mappetta rossa; per le altre donne: nero, nero, collana rossa (quelle fatte da Elena) e mappetta rossa. I coristi degli altri cori in nero, farfallino nero, mappetta nera.»

Non commenterò i brani, di seguito potrete leggere le parole di Maria che ha curato la presentazione. Dico invece che durante il concerto, come sempre, le sensazioni provate sono state molto forti. Stavolta non ho potuto godermi tutti i momenti ma si tratta di una faccenda personale: forse perché non dominavo bene tutti i brani o magari perché il coro era a geometria variabile e bisognava continuamente aggiustarsi con chi ti stava accanto. Quando però ascolto le registrazioni della serata, sempre mi viene un momento di commozione e mi chiedo: ma siamo davvero stati noi a fare tutto ciò? Ci sono voluti cent’anni, ma caspita che progressi e che spettacolo! A fare musica eravamo in tanti, il suono sprigionava potenza e riempiva come mai tutta la chiesa, c’era un non so che di solenne e di poderoso in tutte le esecuzioni. C’è però un pezzo che mi ha “preso” particolarmente e che quando lo riascolto mi fa riassaporare le sensazioni di questa magica serata: “la Vergine degli angeli”. Ecco: in quell’occasione mi è sembrato di essere un po’ lassù, assieme agli angeli.

Ma veniamo alle parole di Maria per presentare i brani e che riprendo qui per intero, così da poter riflettere su quello che vuole trasmetterci: la bellezza, la gioia e il messaggio del canto. Potremo allora tornare ancora con la mente in chiesa e gustare ancora una volta i suoni, gli ambienti e le magie del concerto del centenario.


Introduzione   (torna su  ⇑)  

Sono 100 anni che uomini e donne di questa valle danno voce al coro Santo Stefano/Vos dra Capriasca. I loro bisnonni con le scarpe della festa, i loro nonni, padri, madri e loro stessi oggi, dopo lunghe giornate di lavoro, raccontano: la gioia, la nostalgia, la pace e la fede, cantando insieme e dando voce al sentimento popolare, al sentimento umano.

Il coro è un microcosmo fatto di legami, ascolto ed espressione del singolo che si traduce in gruppo. Il coro partecipa, racconta, il coro propone e si propone esso stesso come esempio di piccola comunità; così è da generazioni in un miracolo di armonia collettiva: ed è questo lo scopo profondo del coro che, fin dal teatro greco, ha il compito di commuovere esprimendo ed amplificando le emozioni umane; esso, per sua natura profonda, dà voce infatti all’anima, al sentimento, alla sapienza al di sopra dell’individualità.

Il coro Santo Stefano/Vos dra Capriasca dal 1924 sino ad oggi ha affrontato repertori sempre diversi per essere presente e poter rispondere, con l'energia di un organismo vivo, alle esigenze della comunità in cui è inserito. L'amore per la bellezza dell'arte ha imposto inevitabilmente al coro obiettivi di alto livello, portandolo allo studio di intere messe polifoniche, di canti popolari, di operette, di musica folk e di capolavori classici.

Esso ha in questo modo colto ogni opportunità per sperimentare e proporre nuove esperienze; ha affrontato le difficoltà di ritmi e lingue anche distanti dalla nostra tradizione ma che coinvolgono, trascinano, entusiasmano e stupiscono i coristi insieme a tutto il pubblico che assiste alle loro performance.

Il programma di questo concerto: "Il popolare incontra l'opera fra sacro e profano" facendo la sintesi di tutta questa lunga esperienza, si propone di mettere in evidenza come i sentimenti umani, la bellezza della natura, la profondità di una preghiera, il ritmo di una danza, si possano cogliere come gemme nella tradizione popolare e poi si possano ritrovare, trasformate dall’arte, nelle opere di musicisti quali Rossini, Verdi, Puccini, Offenbach e Ramirez ed altri che avremo modo di ascoltare questa sera.

Spesso, infatti, all’interno dell’opera lirica, come anche nella “musica colta” in generale, trovano spazio spunti melodici o ritmici o intere melodie tratte dalla musica popolare. Molte volte è solo un’intenzione, un’ispirazione, un ritmo, alcuni intervalli melodici, alcune volte invece addirittura una banda musicale di soldati irrompe sulla scena con i suoi strumenti, oppure, una chitarra e una serenata sotto il balcone ci trasportano in un vicolo della vecchia Siviglia.

Ancora, nella musica sacra, un intero mondo folcloristico con ritmi e strumenti (liberati dopo il Concilio Vaticano Secondo dai vincoli della lingua latina e della tradizione “classica”), trasporta all’interno di una Messa l’anima di un popolo con la sua lingua con le sue danze tradizionali con i suoi timbri e colori.

Ecco come “il popolare incontra l’opera fra sacro e profano”, ed ecco come il Coro Santo Stefano/Vos Dra Capriasca, che già nella scelta della duplice matrice del suo nome (in parte sacro in parte profano), ha espresso da sempre, con il canto, il fascino che lo ha portato a percorrere le vie di questi due mondi solo in apparenza così distanti.


La preghiera   (torna su  ⇑)  

Cominciamo il concerto, come succede nelle celebrazioni importanti fin dai più antichi riti cristiani, dando gloria a Dio con un inno di lode. A Lui infatti è da attribuirsi il merito di ogni cosa bella!

Ecco quasi a confronto la dossologia maggiore (cioè il “Gloria in excelsis Deo”) nella versione con testo latino di Charles Gounod e il “Gloria a Dios en las Alturas” di Ariel Ramirez in lingua spagnola; In questa musica ci sono luce, colori e timbri popolari della musica andina con il ritmo della danza “carnavalito yaravì”.

1. GLORIA, dalla Messa Breve di Charles Gounod
2. GLORIA, dalla Misa Criolla di Ariel Ramirez

Maria protegge e conforta, madre dell’intera umanità, davanti a Lei si congiungono le mani a conclusione della giornata nello struggimento della sera carica di nostalgia. «Ode squilla di lontano / che paia il giorno pianger che si more», dice Dante, la campana del vespero ricorda la “finitezza” del tempo.

Ecco il richiamo per un’Ave Maria, nella popolare “Maria Lassù” di Bepi De Marzi. La medesima intensità si ritrova sublimata nella preghiera di Leonora nell’opera “La forza del destino” di Giuseppe Verdi. L’invocazione accorata della giovane donna mentre, fuggiasca, cerca rifugio fra i frati eremiti, trova risposta nel coro che rafforza, amplifica e condivide la sua invocazione al fine di avere la protezione della Vergine degli Angeli.

3. MARIA LASSÙ, di Bepi De Marzi
4. LA VERGINE DEGLI ANGELI, da La forza del destino di Giuseppe Verdi

Dio del cielo, Signore delle cime, dona consolazione e soccorri chi si rivolge a te nel momento della prova. L’uomo piccola creatura, nella grande prova o di fronte al mistero della morte, si rivolge a Dio onnipotente che tutto comprende e tutti conforta come un Padre misericordioso: dal tuo Trono stellato guarda i tuoi figli che ti invocano! Dona loro una speranza di salvezza!

5. SIGNORE DELLE CIME, di Bepi De Marzi
6. DAL TUO STELLATO SOGLIO, dal Mosè in Egitto di Gioachino Rossini


Nostalgia e lontananza dalla propria terra   (torna su  ⇑)  

Un’unica radice unifica il sentimento di amore, orgoglio e nostalgia di chi teme per la propria terra e di chi, nella lontananza da essa, ha nel cuore il ricordo vivo e struggente della sua bellezza, dei suoi colori e dei suoi profumi.

“Sacra terra del Ticino” fu uno strumento incisivo, emotivamente molto coinvolgente, perché la Svizzera italiana riscoprisse – di fronte alla minaccia della guerra – con fierezza le proprie radici.

I cori dei Lombardi alla prima crociata e… del Nabucco di Giuseppe Verdi, pur trasferendo il sentimento di nostalgia per la patria in epoche molto remote, hanno fin dal primo momento coinvolto nel profondo un intero popolo che anelava ad un riscatto, alla conquista della propria identità e della propria patria liberandosi dal tiranno.

Melodie queste così coinvolgenti e piene di nostalgia da penetrare profondamente nella coscienza, nell’anima e nell’identità di interi popoli.

7. CANTO DELLA TERRA, da Sacra Terra Del Ticino di Giovan Battista Mantegazzi
8. O SIGNORE DAL TETTO NATIO, da I Lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi
9. VA PENSIERO, dal Nabucco di Giuseppe Verdi

E dall’etereo “Va pensiero” dall’opera Nabucco di Giuseppe Verdi, in cui la patria è nostalgia viscerale, ricordo languido e struggente e amore irrinunciabile, torniamo al salmo 136 della Bibbia a cui esso si ispira e a due canti che ne riprendono il testo.

Bepi De Marzi racconta: “Per il Salmo 136 mi sono appoggiato alla versione strofica di Padre David Maria Turoldo, ho cercato nei versi del mio grande amico frate un’ispirazione che oso definire madrigalistica”.

Dallo stile terreno e tragico che utilizza Bepi De Marzi nel suo componimento, quasi un lamento, passiamo al ritmo spiritual della canzone “Rivers of Babylon” dei Boney M., creata su questo stesso salmo.

10. SALMO 136, di Bepi De Marzi, versione di David Maria Turoldo
11. RIVERS OF BABYLON, di Boney M., arrangiamento di Fabio Valsangiacomo


La dimensione spirituale dell’uomo   (torna su  ⇑)  

Ed ora il coro canta l’anima dell’uomo che si smarrisce di fronte alla bellezza della natura, al mistero della notte e dei suoi suoni, alla sete d’infinito.

Ascoltiamo il coro a bocca chiusa che chiude il secondo atto di “Madama Butterfly” di Puccini; non ha parole quel mistico coro e pur ci parla con la suggestione del mistero, dice l’indicibile, è sovrumanamente eloquente.

Gli occhi di Butterfly sono puntati all’orizzonte del mare dove si racchiude un destino ancora misterioso e ci chiediamo: «Da dove vengono quelle diafane voci in coro? Vengono dalle anime divinamente dolenti sparse nel mondo? Sono le consonanze della tristezza di Butterfly? È la notte che piange e sospira con i profumi voluttuosi del gelsomino, o è l’anima di Butterfly che canta spandendo la sua profumata melodia verso gli astri che brillano in cielo?»

E ancora il mistero della sera ci avvolge con la sua ombra azzurra, e l’ombra è come l’abbraccio di chi, al di sopra del tempo e dello spazio, conosce e colora i sogni dell’uomo: questo è il soggetto del canto di ispirazione popolare “Improvviso” di Bepi De Marzi.

Infine è l’ombra di un grande albero la protagonista dell’aria iniziale dell’opera Serse di George Friedrich Haendel; aria di struggente e ineffabile bellezza affidata ad una voce solista che esprime l’avvolgente e amabile conforto, il soave stupore che sa dare la natura con la sua vegetazione.

12. CORO A BOCCA CHIUSA, dalla Madama Butterfly di Giacomo Puccini
13. IMPROVVISO, di Bepi De Marzi
14. OMBRA MAI FU, dal Serse di George Friedrich Haendel


Amore, giovinezza e festa   (torna su  ⇑)  

«Oh bella notte… dolce assai più del giorno sorridi alla nostra ebbrezza. Il tempo fugge… e senza ritorno… cancellando le nostre tenerezze. Cogli l'attimo che fugge, quell’istante sospeso, quella bolla di colori delicati, quello stupore e senso di allegria improvvisa. Proteggi quell’istante come fosse un sogno. Cogli la rosa… che il tempo, lo sai, vola, e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà.»

15. BARCAROLLE, dai Racconti di Hoffmann di Jaques Hoffenbach
16. BRINDISI, da La Traviata di Giuseppe Verdi.

Ed ecco che il coro, alla fine di questo importante appuntamento, centrale nell’ambito delle celebrazioni del centenario dalla sua nascita, dà voce all’Hallelujah di Handel.

Sia lode a Dio è il significato di questa acclamazione di ringraziamento e di lode per questi cento anni di arte e di legami di amicizia! Oggi come allora la musica è al centro dei rapporti fra le persone appartenenti a questo coro e attira altre persone e altri cori nel nome del canto.

Per questo ringraziamo il maestro Valsangiacomo e il coro Valgenzana che hanno partecipato a questo evento, così come tutti gli amici che provengono dal Coro operistico e dal coro Benedetto Marcello di Mendrisio.

Ringraziamo anche la piccola ma fondamentale rappresentanza del gruppo strumentale andino Ayni, che in questi anni ha più volte collaborato e ancora una volta questo inverno ha accompagnato il coro nella grande avventura della Misa Criolla, primo evento di queste celebrazioni del centenario.

Un grazie di cuore ai solisti: Minji Kim, Sofia Sala, Massimiliano Italiani e Giuseppe Cattaneo, e all’orchestra dei Navigli che hanno collaborato a questo impegnativo concerto con tanta gioia ed entusiasmo.

In 100 anni di vita del coro tante cose sono indubbiamente cambiate.

È cambiato il modo di vivere la giornata: 100 anni fa era sicuramente più corta soprattutto d’inverno (senza televisione e con poca luce): l’inverno era più freddo, le domeniche più condivise in paese. Il modo di comunicare all’interno del gruppo era molto diverso, non c’erano i gruppi whatsapp con trasmissione istantanea di qualsiasi messaggio.

Non è cambiato però il bisogno di rapporti fra le persone, di valori veri, di amore per l’arte e per la bellezza in un vincolo di amicizia che, secondo la più antica tradizione, non è solo dato da un rapporto personale ma “s’instaura tra animi virtuosi e buoni”.

«Si forma un’amicizia se in qualche modo brilla una luce di virtù e se in essa si uniscono strettamente animi affini» essa è un legame di volere le stesse cose (idem velle idem nolle, secondo Cicerone). O ancora, possiamo parlare della compagnia piccola di Ulisse, che coincide con quegli amici con cui si decide di intraprendere il viaggio e di andare incontro al destino.

Incentrata su ardore e desiderio di conoscenza, l’amicizia è quindi, come una strada, un metodo, un percorso in cui si fanno scelte comuni di approvazione o di dissenso.

Cos’è dunque questo coro mutevole, nel suo aspetto nelle diverse generazioni, ma uguale nell’amore per l’arte e nell’amicizia se non questo?

Aspettandovi in dicembre per l’ultimo importante evento che concluderà le celebrazioni del centenario di vita di questo coro con la Petite Messe Solennelle, capolavoro di Gioacchino Rossini, vi ringraziamo per aver partecipato a questo così importante evento della nostra storia e vi invitiamo ad unirvi a noi, anche solo col pensiero, nel canto finale dell’hallelujah dal messia di Haendel

17. HALLELUJAH, dal Messiah di George Friedrich Haendel.

Queste sono state le profonde riflessioni di Maria che hanno accompagnato la serata. È stato un concerto da sogno, che ha riscosso un grande successo, con stavolta la sensazione di avere fatto qualcosa di davvero speciale, forse irripetibile. E con nel cuore un’infinita ammirazione per il nostro maestro Paolo che per questa occasione si è speso come non mai.


E per terminare...   (torna su  ⇑)  

...ecco alcuni messaggi che sono comparsi su whatsapp all’indomani della magica serata.

«A nome di tutti i professori d’Orchestra vi ringraziamo per la generosissima accoglienza e la disponibilità a dare ognuno, per quello che compete, il proprio bagaglio umano e musicale. Grazie. Nell’augurarvi futuri momenti musicali insieme, vi trasmetto la mia più sincera considerazione di realtà viva, partecipe e volta a dare il massimo che si può. Una rarità nel panorama musicale e vedo che il Canton Ticino ha situazioni analoghe alla Vostra (vedi i Cori di Mendrisio), che ieri hanno voluto condividere con voi il Vostro anniversario. Ancora grazie. Vi abbraccio tutti, tramite il vostro Maestro Paolo.»
   Maurizio Tambara, direttore dell’Orchestra filarmonica dei Navigli

«Ieri è stata una grande festa per festeggiare il cento anni della fondazione del vostro coro. Siamo molto contenti di aver partecipato ai festeggiamenti e vi ringraziamo di cuore per l’invito. Grazie per la bella accoglienza e disponibilità! Auguriamo a tutti un futuro musicale ricco di soddisfazioni da parte di tutto il nostro coro».
   Coro Operistico di Mendrisio

«È stato un vero piacere condividere con voi i momenti di gioia e intensità dei festeggiamenti del vostro centenario! Ad multos annos!»
   Fabio Valsangiacomo, direttore del coro Valgenzana

«Carissimi, spero che dopo questa giornata di riposo vi siate ripresi dalla fatica del nostro concerto.
Vorrei ringraziarvi di cuore per l'impegno che tutti voi avete messo per la riuscita di questo importante evento. Non era facile amalgamarsi con tante voci nuove e con l'orchestra così in fretta. L'impegno direi che è stato premiato.
Ora siamo già proiettati nella prossima avventura della Petite Messe sentendoci pieni di energia e sicuri della sua riuscita.
Ci vediamo per il Corpus domini alle 15,45 per provare il programma della Messa.
Vi ringrazio ancora di cuore. Vi abbraccio.»
   Paolo

«Caro Paolo, ti ringrazio per aver portato il nostro coro a questo livello, poter offrire un tale concerto alla comunità non è di tutti i giorni!»
   Ruth

«Grazie a te, Paolo, per credere sempre in noi e regalarci momenti di musica emozionanti e indimenticabili!»
   Clarissa
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PROVE E CONCERTO: IL LABORATORIO DI LATTECALDO   (torna su  ⇑)  
Lattecaldo, comune di Breggia, 16 giugno 2024

Pronti a gustarvi questa novità del centenario? Non era mai successo sino ad ora e l’occasione è buona per offrire ai nostri lettori delle cronache qualcosa di speciale e originale: per la giornata di studio di Lattecaldo, abbiamo non una ma ben due cronache! Un grazie speciale va dato alle redattrici Graziella e Anna.

Per il centesimo anno di vita della Federazione Ticinese Società di Canto, il nostro coro nella veste di Vos dra Capriasca per i canti popolari, si ė iscritto sia per il concerto assieme al Coro del Mendrisiotto, I Vus da Minüs e Voce del Brenno che per il workshop animato da Roberta Paraninfo, direttrice dell’accademia vocale di Genova a cui fanno capo diversi cori liguri. L’appuntamento ė alle 11 alle scuole di Lattecaldo.

Già prima di entrare nella scuola ho la gradita sorpresa d’incontrare alcune coriste che ho conosciuto in occasioni di altri corsi di vocalità della FTSC e che non ho più visto da tempo. Ci riuniamo tutti nella palestra dove Andrea Cupia, presidente della Commissione Musica della FTSC, ci presenta Roberta Paraninfo. Mi metto in prima fila perché ho di nuovo l’orecchio destro chiuso a causa di un raffreddore e poter così ascoltare meglio. Roberta Paraninfo ci spiega il primo esercizio con il canto Evening Rise a 6 voci, un canto tradizionale dei nativi americani. Roberta non ha una voce molto forte e neppure un microfono ma si spiega molto bene a gesti, ė forse abituata con i cori dei bambini che recepiscono meglio questi gesti che non il parlato. Dapprima tutte le donne cantano la voce chiamata Melodia, poi seguono i tenori e i bassi. In alternanza alla melodia si aggiungono Alti 1 e Alti 2, una volta con i tenori, altre volte con i bassi. Solo alla fine si aggiunge anche la voce di soprano, molto più movimentata che le altre voci. Come il nostro maestro Paolo, Roberta ci corregge il modo in cui dobbiamo pronunciare le vocali all’interno della bocca e non sulla bocca e ci congratula comunque per le nostre belle voci.

Il secondo canto è un canto italiano di Gorni Kramer sul testo di Garinei e Giovannini “Un bacio a mezzanotte” e subito ho un vivido ricordo dal passato quando da ragazzina avevo il permesso di guardare la trasmissione sulla RAI “Il musichiere” con Mario Riva, presentatore, l’orchestra di Gorni Kramer e la sigla finale cantata da Mario Riva “Domenica ė sempre domenica, si sveglia la città con le campane, al primo din don del Gianicolo, Sant’Angelo risponde din don dan, domenica ė sempre domenica, se a ognuno appena si risveglierà, felice sarà e spenderà i quattro soldi di felicità!”. E io invece, dopo la sigla dovevo andare a letto! “Un bacio a mezzanotte” ci trasmette a tutti una bella sferzata di energia ma non tutti sanno le parole perciò il ritmo rallenta e dobbiamo ripetere più volte finché Roberta ci batte le mani. Nella prima parte cantano le voci femminili, seguono le voci maschili con altre parole e altri fraseggi e nella terza parte le voci femminili e maschili si rincorrono fino alla fine.

E così volano due ore, ci divertiamo e dimentichiamo anche di ripetere sia La Montanara sia Il Signore Delle Cime, lo faremo dopo il pranzo, prima del concerto.

Graziella
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Dopo il bel concerto del centenario, una notizia giunge inaspettata da parte di Fiorenzo. È in programma un evento per i festeggiamenti di un altro centenario: quello della Federazione Ticinese dei Cori che si terrà il 16 giugno a Lattecaldo.

Io faccio parte del Coro Santo Stefano Vos dra Capriasca da pochi mesi. Sono indecisa, non conosco il repertorio, e poi… orrore: sarò in vacanza e perderò le due prove! Però la cosa mi intriga… ma studiare da sola, difficile: per fortuna la prova del 3 giugno viene anticipata a domenica 2 e così inizio a entrare nello spirito del concerto. Al mare canto, in spiaggia, in casa e nel viaggio di ritorno in macchina quasi tutto il tempo.

Mi sento abbastanza pronta e… altra novità riguardo l’abbigliamento. Maglietta polo arancione e jeans o pantaloni neri. Nessuna polo colorata nel mio armadio e nemmeno in quello del marito. Così il sabato, di corsa in città alla ricerca della maglietta, ne trovo una, l’ultima, scontata ben tre volte e la compero al volo!

Ecco arrivato il giorno dell’evento. È sempre un’emozione, soprattutto per chi come me è da poco che partecipa. Bel posto il centro scolastico di Lattecaldo, circondato dal verde. Una bella giornata non troppo calda.

Tutto ben organizzato, interessantissimo il workshop, poi pausa pranzo e finalmente arriva il momento di provare e scaldare la voce. Ci indicano uno spogliatoio con toilettes annesse e, anche se veniamo interrotti da coristi che devono andare in bagno, iniziamo a provare i nostri canti. Ci chiamano per entrare, è ora! Chiediamo al Maestro com’è andata e lui: “malissimo”! Ma sappiamo che è così, durante il concerto saremo concentratissimi e non sbaglieremo.

Il Maestro Paolo introduce il nostro percorso canoro, molto bello: quattro pezzi che valorizzano la ricchezza e la profondità del canto popolare. Mentre canto “L’improvviso” non posso fare a meno di sorridere fra me e me pensando alla registrazione della seconda prova dove, poco dopo aver interrotto i coristi, il Maestro diceva: bello, avete cantato bene, ma siete LENTI, lenti come le lumache che ho nel mio giardino! Un’espressione che ritroveremo sicuramente nel quaderno delle battute. E avanti, penso alle vocali da cantare nel modo corretto, insomma, a tutto ciò che mi sta insegnando il Maestro Paolo e che pian piano sto integrando.

Poi gran finale, cento coristi che cantano assieme, i due pezzi appresi la mattina al workshop e due canti della tradizione popolare ticinese che ci portano direttamente sulle cime delle nostre montagne: “Signore delle cime” e “La montanara”. Da cantare, quest’ultima, con la cadenza dei sedicesimi:

“La montanara ohé / Si sente cantare / Cantiam la montanara / E chi non la sa”.

Anna
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RITIRO (E RITORNO) A MONTEROSSO   (torna su  ⇑)  
Monterosso nelle Cinque Terre, 20-22 settembre 2024

Se per il laboratorio di Lattecaldo abbiamo avuto ben due cronache, per la tre giorni di Monterosso nessuno invece ha osato scrivere.
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LA TOMBOLA NOVEMBRINA   (torna su  ⇑)  
Domenica 10 novembre, Oratorio di Tesserete

Cosa c’entra la tombola con le cronache? C’entra eccome! Prima di tutto perché è un’occasione che ci vede tutti coinvolti e in secondo luogo perché è un’importante forma d’entrate per la cassa del coro. E poi questa tombola da noi organizzata ogni anno all’inizio di novembre è diventata una tradizione e un momento atteso dalla gente della Capriasca. Anche perché i premi sono davvero allettanti e attirano sempre più giocatori. Il palco dell’oratorio ricolmo di oggetti di ogni tipo saltava subito all’occhio di chi entrava nell’Oratorio, facendo un effetto mirabolante e suscitando i desideri e le ambizioni della gente. Quest’anno poi i partecipanti sono stati davvero tanti e abbiamo dovuto aprire la porta d’accesso alla balconata, così da poterceli far stare tutti.

Dodici giri e una lotteria con una trentina di premi: quanta abbondanza! E se dobbiamo dire un grande grazie, questo va naturalmente a tutti quanti si mettono sempre a disposizione, ma specialmente a Carmen e Daniela, che da vari anni hanno la tombola nel cuore e lavorano infaticabilmente per regalare a tutti dei momenti di divertimento e di eccitazione. E così sorridono sia i partecipanti sia le casse del coro. Cosa chiedere di meglio?
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LA PETITE MESSE SOLENNELLE DI GIOACCHINO ROSSINI   (torna su  ⇑)  

Dopo l’immersione nella musica popolare e lirica, fatta nella preparazione e nell’esecuzione del concerto di maggio per il centenario, a settembre sono cominciate le prove per una nuova sfida, questa volta nell’ambito della musica sacra. Forse non a pieno titolo “sacra”, considerando che il buon Gioachino Rossini, l’autore con il quale ci confronteremo, si dice piuttosto essere nato per l’opera buffa. Ma non ha scritto questa musica in modo semplice e così siamo arrivati all’esecuzione della Petite Messe Solennelle pieni di dubbi. In particolare imparare le fughe è stato qualcosa di veramente impegnativo. Per fortuna anche questa volta eravamo spalleggiati da altri cantori: quelli dei cori Benedetto Marcello di Mendrisio e Città di Como. Già, perché da quando è andato in pensione – si sa che per i giovani pensionati gli impegni invece che diminuire spesso aumentano – il buon maestro Paolo si è preso sul groppone anche il compito di guidare gli altri due cori e così spesso le carte si sono mischiate, con i Mendrisiensi che venivano a provare a Tesserete, noi che andavamo a Como, i Comaschi che andavano a Mendrisio eccetera. Insomma: tre cori che sono diventati uno e va bene anche così, perché l’effettivo del Coro Santo Stefano è in certe voci abbastanza scoperto e ben vengano le forze dall’esterno.

Diverse sono state le prove, molto il lavoro fatto a casa da ogni singolo corista, tanto che, tutto sommato, siamo arrivati alla prova generale di mercoledì 4 dicembre, in una fredda chiesa di Tesserete, abbastanza pronti. Per l’occasione non potevo stare in piedi, a causa di un’infiammazione al nervo sciatico e ho dovuto cantare da seduto. Considerando poi che i praticabili non erano ancora stati collocati, mi risultava impossibile vedere il Paolo per prendere ritmo e attacchi. Ebbene, è stata l’occasione per sperimentare una nuova esperienza musicale: l’immersione nel mondo dei suoni. Essendo praticamente privo della vista, ho dovuto concentrarmi sull’udito ed è stata una sensazione veramente piacevole: mi sentivo avvolto dalle voci dei bassi – che bello quando si canta in tanti: la gioia del canto è più forte del timore di sbagliare – ma seguivo distintamente le altre voci e cercavo di appoggiarmi su di esse. Ero così trascinato dalla musica, quasi spinto a interpretarla, a veleggiare su di essa. Certo, poi il rischio è quello di farsi prendere dall’entusiasmo e andare per le frasche, ma cercavo sempre di aspettare qualche frazione di secondo così che fossero gli altri a prendere gli attacchi (in quanto a vista mi sentivo come il palo della banda dell’Ortiga) e quando si chiudeva con le note lunghe guardavo (ops… sentivo) bene di dare solo un filo di voce e spesso neanche quello.


Tesserete, 6 dicembre   (torna su  ⇑)  

Come sempre la nostra chiesa si presenta in grande spolvero: ambiente avvolgente, luci calde, di un rosso vermiglio, temperatura forse un po’ freddina, specialmente per noi che siamo nel presbiterio e nel coro tira sempre aria. I banchi sono come sempre pieni e la massa degli ottanta cantori fa un bell’effetto. Davanti ci sono anche quattro solisti e due musicisti. Tre sono nostre vecchie conoscenze: Sofia e Caterina Sala con il tenore Massimiliano Italiani. Il basso è Diego Maffezzoni, al piano c’è Roberto Arosio e alla fisarmonica Sara Calvanelli.

Si comincia. Nelle note iniziali del Kyrie si sentono subito i suoni allungati della fisarmonica che riempiono i silenzi. Il primo “Khhhiii” dei tenori è solido, dà fiducia, e riusciamo a eseguire bene i piani e i forti del brano. L’inizio del Gloria è potente, come se 20, poi 60, poi 80 trombe squillassero a tutta voce. Ti verrebbe voglia di gridare, ma subito avverti anche in una nuvoletta l’incombente rimprovero di Paolo che chiama al controllo dell’euforia. Trascinante in Domine Deus del tenore, che a mio modestissimo giudizio è il brano che più dà la carica. Bravissime Caterina e Sofia nel Qui tollis, un’esecuzione che già durante le prove aveva strappato applausi a scena aperta. E poi la fuga del Gloria, che sembra una cavalcata tra le nuvole, con quegli infiniti amen arzigogolati come le guglie del duomo di Milano. E il Crucifixus, con le stilettate della voce a imitare i colpi dei chiodi infissi nella carne del Salvatore. Per fortuna segue la gioia della Resurrezione, e qui il Paolo muoveva le mani con ampie giravolte, quasi a voler accelerare i tempi. È stato divertente quando, per dare più espressività alla sua direzione, ha accompagnato le parole “ascenditi in caelum” con un gesto che sembrava volesse davvero spingerci ad andare a toccare il cielo con un dito. Nella fuga seguente, sette pagine di amen, qualche voce è scappata via, altre hanno frenato un po’ troppo.

Intimo e raccolto il bis, Santo Natal, che ha fatto sognare tutto il pubblico, tanto che alla fine si sono inchiodati sulle panche della chiesa (che poi sono tutto fuorché comode) e nonostante le quasi due ore di concerto non se ne volevano andare. Qualcuno dai ranghi del coro ha cominciato a salutare e il messaggio che non ne potevamo più - anche perché siamo stati in piedi tutto il tempo - è diventato chiaro e così la gente ha cominciato a lasciare la chiesa. Poi il solito abbondante rinfresco nel salone dell’oratorio.


Mendrisio, 8 dicembre   (torna su  ⇑)  

Unico cambiamento rispetto a Tesserete, l’armonium, suonato da Ismaele Gatti, che sostituisce la fisarmonica. Ci troviamo in una chiesa calda e un ambiente molto partecipe: il pubblico ci segue con sguardi attenti e ammirati, c’è chi chiude gli occhi per immergersi ancor più nei suoni. Le voci e i suoni (argentino quello del pianoforte suonato a tratti con colpi potenti, melodioso quello dell’armonium) riempiono gli spazi ed escono ora potenti ora carezzevoli ora drammatici ora esultanti. Cantare così dà una sensazione veramente gradevole.

Sul periodico l’Informatore Daniele Fontana ha commenta il concerto con queste parole:

«È stato un successo da standing ovation e sei minuti d’applausi […] è stato davvero un evento potente […] La Petite Messe, summa dell’intera vita di un grandissimo artista che sino all’ultimo dei suoi giorni ha saputo coniugare leggerezza con profondità è stata eseguita in modo eccellente.»

Questo il messaggio che Maria Galliani, presidente del coro Benedetto Marcello, ha mandato via whatsapp:

«Carissimi tutti, il concerto di questa sera è stato un vero successo. Ho raccolto solo pareri entusiasti. La messa è piaciuta tantissimo e in molti mi hanno detto di aspettare con piacere il prossimo concerto del Coro Benedetto Marcello allargato. Vi ringrazio di cuore per aver contribuito con tanto impegno e tanta pazienza alla riuscita del concerto. Grazie, grazie e… evviva le panche!»

Ecco il messaggio del nostro maestro Paolo anche questo apparso su whatsapp:

«I due concerti della Petite Messe sono stati il coronamento di un lungo sforzo da parte vostra, frutto di costanza e di determinazione lodevolissimi. Bravi bravissimi, come direbbe Rossini! Ed io dico: fantastici!!

Ho il cuore gonfio di soddisfazione e gioia! Il percorso per arrivare ad un simile risultato è stato poi bellissimo con momenti difficili ma dove ognuno ha messo in campo strategie di studio e recupero come da veri professionisti!

Grazie ancora ad ognuno di voi, questa è la Petite Messe che sognavo, ma credo anche che ognuno la desiderasse nel proprio cuore».

E quello del presidentissimo Fiorenzo:

«Da parte mia e a nome del comitato ringrazio Paolo e voi coristi tutti per aver reso possibili i successi raggiunti durante l’anno, veramente degni di un centenario. Tra tutti i commenti positivi ricevuti mi ha toccato in particolare quello di un direttore di coro del Sopraceneri che ci ha complimentato per l’amalgama delle voci e per essere riusciti a trasmettere delle emozioni».

Anche Ruth ha voluto dire la sua:

«Grazie Paolo per la tua pazienza e per averci spronati a scalare questa montagna».

Seguita con parole di riconoscenza da Carla, Angela e Camilla, tutte che per la prima volta si sono trovate in mezzo ad un così grande coro.


In conclusione…   (torna su  ⇑)  

Indubbiamente la Petite Messe non è una musica orecchiabile di primo ascolto. Io stesso ho impiegato un anno per cominciare a mettermela nelle orecchie e a provare piacere nell’eseguirla. Qualcuno tra il pubblico l’ha trovata un po’ lunga, in specie le parti eseguite dai solisti o dal pianista. Ma credo che per chi sa di musica, non sia stata una serata sprecata.

Chissà se, dopo questo importante lavoro di rifinitura e di dettaglio sulle nostra capacità vocali e di esecuzione, avremo ora acquisito più sicurezza e abilità per affrontare sfide meno impegnative, come i canti della tradizione popolare.

Il centenario è oramai alle spalle e grazie ancora a Maestro e comitato per averci fatto vivere i due concerti di gala, a maggio e dicembre. Non facili, impegnativi nell’organizzazione, ma che ci hanno offerto momenti di sincero godimento musicale e che hanno offerto al pubblico concerti sontuosi, che ricorderemo a lungo.
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IL SANTO NATALE   (torna su  ⇑)  

I canti di Natale sono sempre stati una peculiarità del nostro coro. Ad Hergiswil riuscivamo a proporne anche una quindicina nella stessa serata. Da qualche tempo però abbiamo sempre meno occasione di eseguirli e quest’anno, nonostante il paio proposto prima della messa di mezzanotte, credo che abbiamo toccato un minimo storico.

La messa di Natale con un numero ridotto dei cosiddetti carols è un po’ come un arcobaleno senza colori, anche se poi non è l’abito che fa il monaco e l’essenziale della Messa non sono i canti.

Da qualche anno però fatichiamo ad avere un organico sufficiente per condecorare la funzione e per fortuna c’è la famiglia Sala (che non sono poi gli ultimi arrivati in fatto di musica…) a completare i ranghi. Vari sono i motivi che hanno portato a questa situazione: le vacanze, i cenoni, la mancanza di tempo per prepararsi, i vari volti nuovi nel coro che non conoscono i canti. Forse è giunto anche il tempo di ritornare a mettere l’accento su questo repertorio.

È sempre però bello vivere assieme come coro i momenti di questa Messa: sono brani che ti coinvolgono, che ti fanno vivere la letizia del canto. La Notte di Natale, per il messaggio che racchiude, riesce sempre a raggiungere il cuore, a farti vivere momenti di speranza e di gioia.
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E ADESSO...   (torna su  ⇑)  

... avanti tutti in coro per i prossimi 100 anni!
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